Gli ascolti di…giugno 2024
Caprini e caprette, benritrovati al consueto listone dei dischi belli del mese. Vi annuncio già da adesso che questo sarà l’ultimo “gli ascolti di” per come lo conoscete: sto ripensando a gran parte delle cose che scrivo come La Voce del Caprone (da qui in poi userò solo le iniziali), e tra le tante cose vorrei staccarmi dal formato classico dei listoni mensili, per puntare più su approfondimenti slegati dall’appuntamento fisso, analisi di dischi magari poco celebrati e altro a cui sto ragionando da giorni. Probabilmente riattiverò anche l’account Instagram di LVDC, ripensandolo completamente in maniera ironica e memistica “alla” Spinnit o Cettinawave. E magari ci scapperà pure qualcosa in formato podcast…anche perché, cristo, ho un’attrezzatura da ex streamer a cui vorrei ridare un minimo di dignità.
Detto questo, spero che mi seguiate in ogni caso, perché comunque il focus centrale resterà sempre questo canale Telegram, finché resterà uno dei pochi posti liberi e alla portata di tutti del web.
Ma adesso iniziamo con la ciccia, che siamo qui per questo, no?
Alcest — Les Chants De L’Aurore (🐐)
Genere: Post-Black Metal/Shoegaze
Prima di parlare del nuovo Alcest, devo dare il giusto spazio alla splendida copertina di Yoann Lossel, tra le più belle ed evocative che abbia visto quest’anno. Detto questo parliamo di musica: Neige per me è sempre stato uno che ha generalmente fatto buoni dischi, più o meno. A mia discolpa ho saltato l’ultimo Spiritual Instinct (che recupererò il prima possibile, giuro) ma ho un discreto ricordo di Kodama. In ogni caso, non ero rimasto così impresso da un suo disco dai tempi di Écailles De Lune…Les Chants De L’Aurore, ecco, è a quei livelli lì. Se esistesse il genere “Summer Black Metal” questo disco ne sarebbe il portabandiera, sorretto soprattutto da un bellissimo pezzo come Améthyste, vera e propria gemma del disco. Non che il resto dei pezzi sia peggio, anzi, L’enfant de la lune (月の子) è l’altro highlight per me, di un disco veramente di ottimo livello. Bravo Neige!
Potete acquistarlo dal suo Bandcamp
Crypt Sermon — The Stygian Rose (🐐)
Genere: Heavy/Doom Metal
Terzo disco per i Crypt Sermon, direttamente da Philadlephia…città a cui sono sempre caro perché è stata la casa di tre delle mie promotion di wrestling preferite (ECW, CZW e CHIKARA), ma che da oggi può fregiarsi di uno dei gruppi Doom migliori del mondo. Lo dico già adesso, se Out of the Garden faceva intendere un buon futuro per i Crypt Sermon e The Ruins of Fading Light ne è stata la conferma, The Stygian Rose ha migliorato le già buone cose sentite sul precedente. Non avevo così hype per un disco Doom Metal americano dai tempi di Alone dei Solitude Aeturnus: non c’è UN pezzo UNO che non sia brutto, e tra tutte svetta la splendida Glimmers in the Underworld, sorretta dalla prova vocale di un Brooks Wilson in formissima, ma anche il resto dei pezzi è di altissima qualità. The Stygian Rose è uno dei miei candidati a disco dell’anno, se amate il Doom, anzi, se amate IL METALLO non potete non ascoltarlo.
Potete, anzi dovete comprarlo dal Bandcamp della Dark Descent Records
Fu Manchu — The Return of Tomorrow
Genere: Stoner Rock
Ah i Fu Manchu, maestri dello Stoner Rock riffoso. Erano tornati qualche anno fa con il buonissimo Clone of the Universe e ora con questo nuovo The Return of Tomorrow che conferma il buono stato di forma di Scott Hill e soci. C’è poco da dire: è il classico disco dei Fu Manchu fatto di riffoni ciccioni che ti fa venire voglia di andare in macchina col finestrino abbassato oppure di fare skate tutto il pomeriggio, che visti i tempi non è per niente un male. Poi qualche pezzo figo c’è, tipo l’iniziale Dehumanize o Roads of the Lowly, quest’ultimo un macigno Doom che non mi aspettavo da loro. Nel complesso un buon disco, anche se tira un po’ la corda nella seconda parte.
Potete acquistarlo dal loro Bandcamp
Hail Spirit Noir — Fossil Gardens (🐐)
Genere: Progressive/Psychedelic Rock/Black Metal
Gli Hail Spirit Noir sono uno di quei gruppi veramente di nicchia (a loro volta nati da un gruppo ancora più di nicchia come i Transcending Bizarre?) che però hanno pubblicato alcuni dischi fenomenali come Oi Magoi e Mayhem in Blue. Fossil Gardens è il loro sesto disco, uscito 3 anni dopo le divagazioni Synthwave di Mannequins (OST di un’opera scritta da Theo Lizratzakis) e 4 dall’ultimo vero loro disco, Eden in Reverse che onestamente mi aveva deluso molto, vista la mancanza delle sonorità vicine al Black; uno dei trait d’union del gruppo greco che, mischiato con le sonorità Progressive e psichedeliche, me li fa davvero apprezzare tantissimo. L’iniziale Starfront Promenade per fortuna spezza l’intro con una bordata Black che mi ha fatto esclamare “finalmente sono tornati! Questi sono gli Hail Spirit Noir che amo!”, e le successive The Temple of Curved Space e Curse You, Entropia, già uscite ai tempi come singoli introduttivi del disco, sono la conferma di un disco che mi trasmette sensazioni “spaziali” che ho provato recentemente con quel capolavoro che è Black Medium Current dei Dødheimsgard, soprattutto in The Road to Awe. Un graditissimo ritorno ad alti livelli, e ne sentivo tremendamente il bisogno.
Potete acquistarlo dal Bandcamp della Agonia Records
Prehistoric War Cult — Barbaric Metal
Genere: Black/Death Metal
Direttamente dalla Germania arriva il debutto dei Prehistoric War Cult con Barbaric Metal, titolo che descrive PERFETTAMENTE quello che offre: War Metal diretto in faccia come la clava di Fred Flintstone. Niente occhiale qui, anche perché nella preistoria mica esistevano…qui solo mazze, clave, frecce, lance e via a cacciare i mammut. 29 minuti di BARBARIC METAL che vi faranno regredire allo stato di Spongebob delle caverne, e ne sarete felici.
Potete acquistarlo dal loro Bandcamp
Ulcerate — Cutting the Throat of God (🐐)
Genere: Avant-Garde/Technical Death Metal
Dopo quattro anni dall’ottimo Stare Into Death and Be Still, tornano i neozelandesi Ulcerate, maestri del Death stortissimo e dissonante, con un disco dal titolo BASATISSIMO come Cutting the Throat of God. E non so come facciano, ma sono riusciti a cacciare fuori un disco ancora più figo del precedente. Intendiamoci, non è di certo il classico disco che entra subito in circolo; è sempre musica complicata da ascoltare tipo Spongebob e Patrick durante il momento Free Jazz, però è pieno di piccoli passaggi veramente mozzafiato, come quelli del sempre incredibile Jamie Saint Merat in Transfiguration In and Out of Worlds, per esempio. Non so se sarà il disco dell’anno, ma di sicuro Cutting the Throat of God finirà nelle zone alte di molti listoni.
Potete acquistarlo dal loro Bandcamp
E questo è quanto per il mese di giugno. Vi aggiornerò su Telegram per quanto riguarda le novità editoriali de LVDC, ma intanto sappiate che a luglio ci aspettano i nuovi dischi di Akhlys (che al momento in cui sto scrivendo è già disponibile su Youtube), Diocletian (anche se ascoltabile su Youtube da mesi), Scarcity, Seth e Vuur & Zijde.